La grande intuizione

Il M° M. Antonietti, dopo essere entrato nel regno dell’arte fonica, a seguito di oltre 18 anni di peregrinazioni da una scuola di canto all’altra e una indomabile sete di conoscenza, cominciò una serie di riflessioni non solo su ciò che il canto è, ma su tutto ciò che ostacola l’apprendimento del canto esemplare. Nell’ambiente del canto una nutrita serie di domande rimangono sempre senza risposte, o con risposte alquanto evasive, approssimative e poco convincenti, quando non addirittura assurde. Il m° ebbe una prima intuizione che risulta fondamentale ed è in grado di dare una spiegazione di base a tutto il problema canto: ciò che non permette o che ostacola l’apprendimento del canto è il nostro istinto di conservazione e difesa della specie. Il canto, specie quello lirico che impegna in modo ragguardevole il fiato e il diaframma, contrasta e tenta di modificare il funzionamento del mantice, la qual cosa non può essere consentita oltre una certa tolleranza dal nostro sistema di difesa, che metterà per tanto in atto una serie di difese e di reazioni per impedire il superamento di questa tolleranza. Questa intuizione geniale, che già merita un approfondito studio, è solo lo spunto iniziale di tutta la disciplina, perché, ovviamente, non basta sapere cosa ostacola, ma occorre sapere come fare a superare questa barriera efficacemente. La più immediata e semplice osservazione fu che il parlato non subisce reazioni da parte dell’istinto, in quanto assimilato dal DNA come necessità di vita di relazione. Da qui una prima regola di apprendimento: l’educazione parte dal parlato, dal suo perfezionamento e dalla sua diffusione sulla gamma vocale. Da qui si dipartono altri concetti, sempre chiari, efficaci, definitivi: la differenza tra il parlato e il canto, la relazione tra il fiato e il canto, la risoluzione delle diàtribe tra i sostenitori di diverse tecniche respiratorie, tutti i sistemi per aggirare e “domare” l’istinto e pervenire dunque alla conquista della respirazione atta al canto – ovvero il canto stesso – come un nuovo senso, eliminando cioè ogni necessità di allenamento per tutta la vita, l’eliminazione dei registri, la libertà assoluta del canto, che può assimilarsi a parola sostenuta dal fiato su tutta la gamma vocale. Naturalmente tutto ciò spiegato a parole ha poco senso; non si può comprendere se non si entra in questo mondo, sottoponendosi a questa dura disciplina che può essere impartita solo dai pochi allievi del m° Antonietti che hanno, sotto la sua guida, conquistato quest’Arte meravigliosa e sono dunque entrati in quel regno che non conosce dubbi, non per presunzione o arroganza, ma per sicurezza e umile riconoscimento di una Verità.